sabato 8 giugno 2019

L'agricoltura che (non) segue la moda e tutela la biodiversità del ponente ligure.




Non è detto e non è scritto da nessun parte che nei nostri terreni dobbiamo seguire la moda che il mercato ci impone. Al contrario, potrebbe essere interessante ed innovativo, tentare la coltivazione di ortaggi dimenticati, oppure far crescere alberi da frutta che ci permettano il raccolto di varietà antiche e qualitativamente buone.
Molti prodotti agricoli e floricoli , oggi dimenticati, hanno soltanto un valore storico e di ricordo. Moltissimi altri invece potrebbero invece continuare a rappresentare un reale interesse per la nutrizione e fonte di guadagno: li abbiamo dimenticati perché siamo diventati più pigri, perché ci siamo assoggettati alle mode, perché i sistemi di coltivazione e selezione hanno favorito certe specie e certe varietà a scapito di altre. L'agricoltura sembra tendere sempre più verso una normalizzazione, una standardizzazione dei prodotti, riducendo in modo considerevole la loro biodiversità, diminuendo di conseguenza la scelta a disposizione del consumatore. Alla fine non è affatto detto che i prodotti agricoli oggi sul mercato siano "migliori" di ieri; nella maggior parte dei casi forse si è puntato più sulla quantità e apparente bellezza. La natura non fa nulla per caso; per lo meno non fa quasi mai le cose senza una buona ragione. Le proprietà dell' agricoltura sono conosciute fin dai tempi più remoti e si sono modellate e arricchite con lo studio e l'esperienza; il mondo vegetale, se ben strutturato, può giovare sensibilmente al mantenimento della salute dell'uomo . L'agricoltura non è solamente un settore produttivo ! è protezione della biodiversità, risorsa di tradizione, memoria storica e fonte di vita .


Esiste nella Riviera dei Fiori in provincia di Imperia, un'agricoltura underground, che va controcorrente, che guarda alle tradizioni e alla tutela della biodiversità come stile di vita; ne è un esempio Marco Damele, imprenditore agricolo di Camporosso che da anni sviluppa la sua azienda mantenendo ben saldi i principi di territorialità, tradizione e rispetto dell'ambiente. Un floricoltore che non coltiva fiori ma porta avanti  imperterrito  un progetto di sinergia tra la coltivazione del verde ornamentale(piantato intorno al 1960) e il recupero di cipolle antiche.
Per Damele passano gli anni, cambiano i gusti e le mode, ma l’unicità della bellezza dell’ Asparagus plumosus non ha eguali.
Un’eccellenza territoriale agricola acquisita che perdura nel tempo e che è importante tramandare alle nuove generazioni. I fiori non sarebbero fiori senza l'accompagnamento del verde senza parlare delle elegantissime composizioni floreali senza l'eleganza e la delicatezza di questa fronda introdotta in Europa verso la metà del 1800. Purtroppo viene spesso messo in secondo piano e nell'immaginario quotidiano non ne viene riconosciuta l'importanza che merita. La coltivazione del "plumoso" è tradizione e armonia, non può esistere la fretta ma tempo, esperienza e necessaria fatica.
Ma non è solo verde per Damele, dal 2013 anche l'introduzione di migliaia di piante cipolla egiziana ( Allium cepa viviparum), un bulbo che ha rappresentato per secoli fonte di alimentazione e sostentamento, una materia povera, semplice, che descrive uno spaccato della nostra storia, con l’obiettivo dì coinvolgere i cittadini per rivivere insieme il contatto con l’ambiente e le tradizioni agricole per una migliore conoscenza delle peculiarità che l’agricoltura offre all’insegna della qualità, della biodiversità e della tipicità delle nostre produzioni per un ritorno alla tradizione ed alla necessità di valori in cui sono coinvolti tutti gli stili di vita, da ciò che scegliamo a ciò che si mangia, da quello che si coltiva a ciò che si condivide.

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