venerdì 17 maggio 2019

"Made in Italy" agroalimentare: grazie alla migrazione dei popoli ora conosciamo la cipolla egiziana (e non solo)



Tutti ora conoscono e apprezzano questo antico bulbo, promosso e condiviso in migliaia di esemplari un tutta Italia anche attraverso, libri , conferenze e il canale gastronomico  per sensibilizzare l'importanza che le antiche varietà e una concreta tutela della biodiversità rappresentano per l'uomo.
In questi ultimi si è cercato di dare un volto e un'origine alla cipolla egiziana ligure per evitare confusione e favorire invece un'approccio reale sul mondo botanico e storico dell'ortaggio e della nostra società.

Possiamo quindi tranquillamente affermare che l' Allium cepa viviparum , volgarmente chiamata cipolla egiziana ligure  non ha un'origine egiziana;  sappiamo bene  che la civiltà egizia adorava le cipolle, ma non il bulbo in questione, anzi non ne conosceva certamente la sua esistenza.
Tutte le cipolle che  troviamo nei mercati  e consumiamo quotidianamente, provengono dall'Asia centrale, dall'Asia occidentale e dal subcontinente indiano, dunque anche la nostra cipolla egiziana ligure.  Raramente i nomi che l'uomo ha dato alle piante  rappresentano il luogo di origine, più spesso descrivono le particolarità alimentari, il luogo di coltivazione o di passaggio,  indicando un qualcosa diverso da altre piante.  Poiché questa cipolla è definita anche cipolla che “cammina”, i nomi  attribuiti dall’uomo, rappresentano i suoi tentativi di ricreare i viaggi da lei fatti. Sappiamo con sicurezza che il bulbo in questione geneticamente nasce dall'incorcio tra l'Allium cepa e l'Allium fistulosum ed e' un ibrido sterile relativamente recente ( una pianta che non produce semi ma propaguli vegetativi primaverili ).
Quando è arrivata quindi in Europa ? probabilmente è corretto parlare di più 'importazioni': è stata introdotta circa quattro secoli fa dai migranti, prima ancora dai popoli che viaggiavano e commercializzavano (come gli zingari, da qui  ha preso l'appellativo " egiziana", "gitana" , nome dato alle popolazioni  straniere che la trasportavano), e nel frattempo lei ha “camminato” anche da sola grazie alla sua capacita di adattamento alle condizioni ambientali ( sappiamo che resiste anche a temperature vicine ai -50 °C) . Non si tratta quindi di un unico intervento, ma di diversi passaggi migratori che hanno favorito il suo arrivo in tutto il mondo. 
"Anche se il nome "egiziana" non corrisponde assolutamente alla civiltà egizia, spiegano per fare chiarezza Marco Damele e la ricercatrice Irina Reydes ,  il fascino del mistero che da anni aleggia sulla pianta, ha favorito di sicuro la sua diffusione e circolazione tra i popoli facendola arrivare intatta fino ad oggi. Possiamo tranquillamente affermare che la migrazione dei popoli e la maggior parte delle piante che comunemente siamo abituati a consumare nelle nostre tavole si intrecciano e rappresentano quel patrimonio vegetale che siamo abituati a conoscere e chiamare Made in Italy. " 


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